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Citazione bibliografica

Lotti, F., Angelo Forte da Corfù a Venezia. Pratica medica, divulgazione culturale e identità greca nel primo Cinquecento. Opera omnia

  • Abstract
    Questa tesi si propone di indagare la vita e l’opera di Angelo Forte, nato a Corfù e vissuto prevalentemente a Venezia tra la fine del XV e la metà del XVI secolo. Medico e astrologo, si dilettò anche nella produzione di testi dagli argomenti vagamente “letterari”, come l’Opera nuova del 1532, fantasioso viaggio di sapore lucianeo; dopo la giovanile passione per l’alchimia rifiutò questa pratica, bollandola come fasulla, nel trattatello Incomincia lo libro nominato Verità de la alchimia (1525) per dedicarsi ad un vero e proprio – seppur inascoltato – tentativo di riforma della pratica medica, che affidò a numerose opere sull’argomento. Fu anche uno strenuo difensore delle donne dall’accusa di stregoneria; la sua aspra invettiva contro gli assertori della realtà del sabba e delle pratiche stregonesche si trova nel Dialogo de gli incantamenti, impresso a Venezia nel 1533. In tutta la sua opera emergono temi e motivi fortemente profetici ed escatologici, legati al terrore per l’avanzata turca soprattutto dopo la distruzione di Corfù (1537). Un caso esemplare è quello del trattato fisiologico-astrologico De mirabilibus vitae humanae composto dal Forte nel 1543 e inviato a Paolo III, dove il papa viene chiamato «mundi sapientissime moderator et spes tutissima Sapientium». Quello del Forte si inscrive dunque nel genere dei tanti testi astrologici e pronosticatori che il pontefice ricevette in quel torno di tempo, segno che il tentativo di attirare l’attenzione delle autorità, e in particolare di quelle ecclesiastiche, servendosi dei prodigi celesti e degli eventi astronomici straordinari era quanto mai comune. L’abbondante produzione a stampa del Forte, la rete dei suoi rapporti anche con letterati di fama (tra gli altri Pietro Aretino) ma anche con gli intellettuali della comunità greca esule in Italia (Nicola Sofianos, Antonio Eparchos ecc.), i molteplici temi e livelli di lettura delle sue opere ne fanno un personaggio particolarmente interessante per comprendere i sentimenti della religiosità “popolare” soprattutto in termini di risposta al senso diffuso di insicurezza dominante in un periodo di crisi e incontro/scontro con le alterità orientali (greca e turca). L’analisi della sua biografia e della sua opera può in particolare fornire al lettore un punto di vista privilegiato per osservare da vicino quel ‘mondo nel mondo’ che fu la comunità greca attiva a Venezia nella prima metà del XVI secolo, un gruppo sociale eterogeneo eppur saldamente unito da legami che travalicavano l’appartenenza etnica e religiosa per costruire una sorta di sensibilità comune, e spesso in contrapposizione ai vertici politici e culturali della Serenissima, una sorta di ‘voce fuori campo’ che può certamente fornirci un quadro alternativo della storia della città in un periodo tanto complesso quanto denso di cambiamenti.